La nostra quotidianità è ormai scandita da ritmi frenetici verso una sempre più veloce ed efficiente produttività. Questo tran tran routinario ci impone di essere sempre “sul pezzo”, sempre “al top”: correre al lavoro, correre nelle attività di gestione quotidiana della casa, dei figli, della scuola e addirittura delle attività ludiche.
Arriviamo al punto di gestire con la stessa smania anche il tempo libero, cercando di evadere, scappare dai luoghi in cui viviamo, per trovare nuovi posti, nuove attività, rigorosamente documentate, che possano essere percepite dagli altri come segno di estrema operosità.
In gran parte, infatti, i nostri comportamenti e le nostre emozioni sono “pilotate” da ciò che ci aspettiamo gli altri si aspettino. Qual è il nostro sentire in tutto questo? Probabilmente la sensazione maggiormente percepita sarà la stanchezza, un indebolimento mentale dovuto alla perpetuazione costante di un’attenzione focalizzata sui singoli compiti che ci imponiamo di concretare.
Se chiedessi di pensare ad attività rivolte e riservate al solo piacere per se stessi, probabilmente la maggior parte delle persone impiegherebbe una discreta quantità di tempo nell’individuazione anche di solo una di esse.
Quali sono, allora, le occasioni di piacevolezza verso le quali tendere per migliorare la nostra vita?
Può capitarci di provare solitudine o noia, pur essendo in compagnia di altre persone, soprattutto se ci sentiamo costretti da convenzioni sociali, dal lavoro: ci adattiamo a un copione che impone l’omologazione, a discapito della nostra personalità.
I nostri giudizi sociali ne sono influenzati, le persone intorno a noi vengono percepite come meno amichevoli, con conseguente sensazione di frustrazione e tendenza all’isolamento, lo sguardo viene per lo più rivolto verso il basso o in lontananza, cerchiamo di schermarci – ad esempio dietro il monitor di un computer, o tramite una pila di documenti in ufficio.
Si fa strada una sensazione di vuoto che cercheremo di colmare nei modi a noi più familiari, ma che ci allontaneranno sempre più da ciò che davvero sarebbe di giovamento: ascoltarci. Con “ascoltarci” voglio suggerire lo stare in contatto con noi stessi, con i nostri luoghi, interni ed esterni.
I luoghi interni oggi sono i più difficili da contattare, poiché, come presupposto, necessitano di un tempo da dedicare all’osservazione di sé, in una solitudine premurosa. Possono arrivare pensieri e sensazioni che vorremmo tenere lontane, di cui non abbiamo voglia di occuparci.
Un boicottaggio che prepara il terreno ad altro stress, un circolo vizioso di disinteresse verso la cura di sé. Provate a legittimarvi uno spazio e un tempo per leggere queste parole.
Scrissi questo pensiero qualche tempo fa, per aiutare, in primis, me stessa a prendermi cura di me:
“Non esiste persona che possa salvarti da te stesso; l’unico che può farlo sei tu. Respira, ascoltati. Impara ad apprezzare la bellezza di restare solo con te stesso. Concediti il tempo per accomodarti nelle tue sensazioni, quali che siano. Respira. Ricordati di respirare sempre. Metti su della musica e balla. Senti il tuo corpo, conosciti e riconosciti. Scopri di cosa hai bisogno in questo momento. Non cercare negli altri ciò che tu hai già a disposizione, le tue risorse sono preziose. Assapora il tempo, lascia che scorra, con pazienza. Respira. Rilassati e impara l’arte della pazienza. Le cose belle sono le più difficili da guardare e riconoscere, perché si trovano nei piccoli dettagli. Rallenta fino quasi a fermarti per poterli vedere e accogliere. Impara a rallentare. Fermati. Rilassati. Respira.”
Anche l’aggregazione sociale può risultare un valido aiuto; se cercata e voluta consente di coinvolgerci in un gruppo: feste, eventi sportivi, aggregazioni culturali elicitano in noi un senso di appartenenza ed esaltano il nostro coinvolgimento emotivo.
I nostri luoghi esterni, invece, sono tutti quei posti che ci solleticano un senso di familiarità, di godimento del bello, di piacevolezza emotiva. Pensiamo a un centro storico di un antico paesino, a un luogo in cui possiamo essere in contatto con la natura (mare, montagna, lago, campo fiorito, parco o giardino), una mostra d’arte, luoghi immaginati attraverso la lettura di un romanzo o, perché no, camminando tra le stanze di casa nostra.
Immaginiamo di dedicare qualche ora semplicemente prestando attenzione a ciò che proveremmo, passeggiando con consapevolezza, in questi luoghi. Per fare questo non serve andare lontano. Una volta scelto il luogo in cui sperimentare le nostre intime sensazioni, proviamo a stare rilassati, facciamo il meno possibile, rimaniamo solo in ascolto del nostro sentire. Che cosa accade?
Magari sentiremo gli odori tipici di questo luogo, depositari di ricordi emotivi quasi tangibili. Oppure ci sorprenderà una sensazione di austera magnificenza e ci sentiremo parte di una storia passata, magari raccontataci da bambini dai nostri genitori o nonni. Chiudiamo gli occhi e ascoltiamo i suoni che ci circondano, compreso il silenzio. Ora percepiamoci, in questo luogo scelto, nel momento presente. Riempiamo il corpo e la mente di tutta questa bellezza, che andrà a sostituire quella pesantezza accumulata.
Come ti fa sentire tutto questo? Quali emozioni suscita in te?
Imparare a prendersi cura di sé è importante per stare bene con noi e con gli altri, ad abbassare le tensioni da stress, ad affrontare con maggiore calma e consapevolezza la nuova settimana lavorativa, ad aumentare il nostro profitto sul lavoro; il tutto a costo zero.
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Psicologa iscritta all’albo dell’Emilia Romagna n. 8242